Ho in testa almeno un centinaio di post, un centinaio di Enzorasi pronti a scappare sulla tastiera. Stanno facendo un tale chiasso che, stamattina, li ho chiamati in direzione e ho detto loro che nelle prossime settimane voglio vedere attentamente i “loro compiti a casa”, voglio correggerli e dare loro un senso minimo di unità.
Insomma ho dato loro un’occhiata in questi giorni e c’era una tale accozzaglia di “etichette” da lasciare senza fiato anche uno come me che conosce bene i suoi polli, una “enciclopedia dell ’Enzorasi pensiero” che non ha alcuna dignità di essere immediatamente partorita così com’è.
In bottega ho trovato la musica della mia generazione sessantottina, riveduta e corretta dagli umori della mia educazione di borghese siciliano; i lampi della mia infanzia magica e “rivoluzionaria” tesa tra Milano e la Sicilia, tra il risotto con lo zafferano e il couscous; le note dell’orchestra sinfonica della Scala e gli accordi impossibili della chitarra di Jimi Hendrix; le pagine lucide di Sciascia e i ciclostili del movimento studentesco del 1970; i canali d’acqua dolce della bassa padana tra le cascine dove arrivavo in bicicletta… e questo mare arrogante e infinito dove ho scelto di posare i miei occhi da vecchio e il mio cuore di ragazzo.
Alcuni mi hanno invitato ad essere più tollerante tout court e a provarci ancora; io dico ricominciamo in un altro post, ho ancora alcune confessioni strabilianti da fare e sono un uomo che nasconde la sua tenerezza per non farsi troppo male.
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Ciao Gina mia