A GINA, quello che ogni donna dovrebbe essere per un uomo, il suo alter ego


mercoledì 15 gennaio 2014

Qui e in luoghi simili FT

Il condizionamento operato da esigenze di ambiente lavorativo, familiare o altro funziona come un freno inibitorio: è un gioco delle parti pirandelliano, non puoi uscirne se non trovi un’altra parte con nuovi stimoli e nuovi obiettivi da perseguire. Quello che è stato prima ci lega, ci rende goffi e, soprattutto, è risaputo: molti di noi vogliono altro da se stessi, cose che giacciono nascoste dentro da sempre e che un blog può mettere in vetrina. Io non ci trovo nulla di male in tutto ciò. Il pericolo vero è la metamorfosi, l’ipertrofia incontrollabile delle nostre facce che ci impedirebbe poi di riunificarle in quello che siamo come unità: perché siamo UNI e lo sappiamo appena spegniamo il computer. Di metamorfosi si può morire o ferire gli altri, si può mentire e credere veramente di farla sempre franca perché non siamo noi a commettere il crimine ma la parte diversa di noi, magari appena creata. Eppure nemmeno la splendida letteratura dei mille cambiamenti umani ci affranca dalle stimmate che ci rendono riconoscibili: non è un neo, l’angolo della bocca, il suono della voce o il modo di camminare, qui sui blog è la SINTASSI e non potrebbe essere altro. Credo lo sia certamente per me, è lei che ci raccoglie, perle distanti, su unica collana: il gioco inizia da lì

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Ciao Gina mia