A GINA, quello che ogni donna dovrebbe essere per un uomo, il suo alter ego


giovedì 8 agosto 2013

Cartaceo, ancora alcune cose da sistemare

I
Io vengo dal cartaceo come la gran parte di voi ma il mio legame placentare con esso probabilmente è più forte rispetto a quello di un giovane blogger. La prima volta che scrissi veramente fu dopo la prima esperienza con le donne: scoprii che portare su un foglio l’emozione, quel tipo di emozione, rilassava i miei genitali tesi e soprattutto dava alle mie azioni una prospettiva più vera, pensata e completa.
Facevo sesso e, scrivendo, capivo se amavo; ogni ragazza nel momento in cui pensavo a lei DOPO era una persona e non solo un oggetto di piacere, l’acqua della vita scorreva impetuosa e “giusta” fra le sponde delle parole scritte. Scrivere col tempo ho scoperto significa porre la nostra dimensione essistenziale davanti a noi, farci guardare in faccia dalle cose che viviamo, portarle fuori e riprovare a meritarcele con la forza del pensiero. E’ un diventare adulti senza dimenticare il ragazzo libero che vive dentro di noi.
Ma è anche un gioco pericoloso perchè esalta la verità intima di ciò che siamo e la verità è un confronto scomodo, la verità pubblica lo è ancora di più. Questo è il motivo per cui alcune cose scritte non le ho mai pubblicate: per paura, per sciocca e banale paura, per un conformismo subdolo che è diffuso sui blog come nella vita. Dall’educazione ricevuta in senso familiare e generazionale non si sfugge, una certa misura diventa parte di noi, quella che usiamo come biglietto da visita col mondo di fuori…solo una parte, la più gestibile perchè ci siamo convinti che solo quella può apparire senza che noi ne subiamo danni di ritorno. In realtà l’apparenza è la nostra schiavitù cronica, la fonte delle maggiori sciocchezze e crudeltà che siamo capaci di compiere. Per chi scrive o sa scrivere, credetemi, è solo un argomento come gli altri e nemmeno il più importante. La libertà dello scrivere è trasgressiva in sè, non ti permette compromessi e se la forzi dentro il cilicio di una censura preventiva lei ti punisce facendoti scrivere delle minchiate orribili: guardatevi attorno nei blog, uno scritto “legato” si riconosce subito come un seno rifatto, può anche essere impeccabile ma non entra, è un convenevolo e sparisce subito dopo la visita di cortesia.
Certamente ho scritto molte cose sul confine tra misura e verità: sul blog questo è diventato un problema. Non voglio accusare nessuno se non altri che me stesso ma se il mio spazio di scrittura pubblica non diventa la dimora della mia libertà intellettuale, in mancanza di orpelli quali pubblicità e target di lettori da mantenere a qualunque costo, allora il Blog di Enzorasi non ha motivo di esistere. L’obiettivo è quello di testimoniare sinceramente me stesso e lasciare in rete il più a lungo possibile il senso della mia vita e del mio narcisismo intellettuale così com’è. Comunque l’impulso a esporre Enzo nudo e crudo era troppo forte e imperioso, se non gli avessi obbedito avrei dovuto riconoscere di essere uno stronzo in giacca e cravatta, uno dei tanti; preferisco esserlo a modo mio.
Ho ancora alcune cose da sistemare prima di chiudere la porta, ho ancora alcune bellissime e segrete zone d’ombra da illuminare per un momento. Non mi interessa altro che scrivere e capire per poi tornare da dove sono venuto, sorridere agli alberi di viale della Libertà davanti ad una tazza di caffè in un bar di via Mazzini e pensare a tutte ma veramente tutte queste vite assieme.

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Ciao Gina mia