A GINA, quello che ogni donna dovrebbe essere per un uomo, il suo alter ego


lunedì 3 febbraio 2014

Il mar delle conchiglie ha voce umana

 Voglio provare almeno a volgere il tutto in una dimensione culturale adeguata a quest’isola, a ridarle con orgoglio il posto che le spetta al di là e al disopra delle farneticazioni leghiste. Comincio con alcuni versi di un confinato a Lipari (Eolie) negli anni trenta: Curzio Malaparte.


-E sempre a questa solitaria riva
Io vengo, alba marina, ad incontrarti.
Svela un lieve chiarore a poco a poco,
sparsi sull’arenoso
lido gli ossi di seppia e i pesci morti
dai tondi occhi innocenti,
e le conchiglie dalle rosee labbra.
Già trema nei velati occhi amorosi
L’azzurra alba lontana.
Il mar delle conchiglie ha voce umana.-
 
Non mi pare che tali versi esprimano solo tristezza; c’è malinconia, c’è apertura, c’è sogno, c’è vita nell’isola. Si avverte un abbraccio, una confidenza amicale che probabilmente altrove non avresti.
E già argomentare di queste cose in questo modo mi fa sentire l’enorme lontananza dalle posizioni “continentali” che privilegiano altri aspetti e definiscono la mia terra come condannata ad una vita “inferiore”.  Oggi più di ieri, del sud e della sua isola più grande questo paese non può fare a meno.
L’effimero ci prende, ci possiede: la relatività ci permea da secoli…ve la regaliamo. E’ un dono prezioso e un punto di riferimento contro l’assolutismo continentale che tutto vorrebbe chiuso in “logiche di mercato”. Avrei voglia di dire altro ma rimanderò ad una prossima occasione il desiderio di raccontare altro della mia terra “metafora” dell’Europa come diceva Leonardo Sciascia.
La letteratura e l’arte europea, in alcuni snodi fondamentali, sono state siciliane. Il metafisico poi e la particolare fusione di umori generati da una posizione e una storia al centro di un mare come il Mediterraneo sono solo un plusvalore che ciascuno può gestire come vuole; la poesia e l’assoluto che ne discendono non sono certo programmabili, sono, punto e basta. L’ho detto, in privato e lo ripeto qui: per un siciliano è facilissimo isolarsi e volgere lo sguardo alle infinite fascinazioni che può scorgere verso il mare. Solo una voluta e consapevole idea di Stato comune può mutare questo habitus mentale e spostare il baricentro verso il nord, oltre lo stretto. Fuori dai denti, io ritengo che l’italia del Nord dovrebbe ritenersi onorata di avere compreso nel suo territorio la Sicilia: solo una visione piccola e mediocre, culturalmente micragnosa, può guidare un atteggiamento tanto sdegnoso e superficiale verso la terra su cui sbarcò Giuseppe Garibaldi.

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Ciao Gina mia