A GINA, quello che ogni donna dovrebbe essere per un uomo, il suo alter ego


lunedì 3 febbraio 2014

Stucchevole

Diventa sempre più evidente che quello che scriviamo arriva più o meno nelle immediate periferie del nostro “intimo vero”: non è una critica per nessuno, è solo una constatazione della dinamica complessa tra lo scrivente e chi legge. Se a questo si aggiungono problemi tecnici e temporali allora la comunicazione nei blog si riduce e diventa più difficile capire e capirsi. Cominciamo a rispondere dunque, a parlare con quelli che entrano qui e mi parlano, mi onorano della loro compagnia e danno un senso vero e profondo a questo blog; senza i vostri commenti io sarei intellettualmente dimezzato.
Io ODIO la moderazione, la odio come principio e come assoluta perdita di tempo; da tempo non ho tempo amici miei e spesso leggo il blog tramite un Iphone, con quello la necessità di aprire ogni volta con Pssw e email le finestre di dialogo diventa una prassi lunga e sfinente: calma e lucidità due beni preziosi conditi dal sale del tempo. Ma se per lunghi anni non avessi avuto la moderazione questa blogosfera mi avrebbe già carbonizzato, lo dico per esperienza personale, non ho nessun dubbio su questa asserzione…rimarrà per sempre il mistero perché io debba ricevere mediamente almeno un paio di commenti anonimi al giorno pieni di livore. Io non ho mai preteso identità di vedute ma pare che su molti blog ciò vada di pari passo con una forte tendenza a svilire il proprio interlocutore.
C’è qualcosa nel nostro modo di interagire che ci sfugge di mano, qualcosa che ancora non riesco a definire, che è figlia di una specie di radicalismo comunicativo e che suona così dimmi solo quello che voglio sentire come lo voglio sentire e quando lo voglio sentire. Non seccarmi, sono stanco di perdere tempo con chi è fuori dal mio giro, di non fa parte del mio entourage “non mi conosce” mi costringe a spiegare a fare fatica e dio non so se tu lo meriti. Il web è grande, è ricco, c’è tanto spazio vai altrove. Vai, vai..che è meglio.
A proposito dei diari virtuali di cui parlano in molti penso che in fondo tutti blog siano dei diari elettronici, magari camuffati sotto altre vesti ma credo anche che sia necessario mettere l’accento sulla qualità del vissuto che si racconta, laddove per qualità si intende non tanto quella letteraria ma quella personale come verità partecipata. Lì cascano molti asini e, se facciamo autocritica seria, siamo tutti nel recinto.
Non è una questione di leggi che proibiscano o indichino cosa scrivere e come scriverlo in rete ma spero converrai che lo sfogo come abitudine reiterata è almeno stucchevole… io per esempio divento stucchevole! Ogni volta che cedo alla rabbia e mi sfogo, qualunque sia il livello letterario dello stesso io perdo,  perdo e annoio, mi contorco su me stesso e invito subdolamente chi legge a compatirmi o confortarmi: non è questo il giusto orizzonte di un blog, non per me ma ci casco lo stesso. Lo sfogo ha un senso se resta isolato, hai mai notato come lo stesso argomento reiterato in varie salse e vissuto in modo sottilmente ossessivo può annullare qualsiasi bellezza in un blog? Io ci penso spesso e non mi sento scevro da colpe…se scrivi in pubblico non hai il diritto di rompere le scatole e annoiare solo perché hai un rospo in corpo che devi vomitare da anni e per anni.

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Ciao Gina mia