A GINA, quello che ogni donna dovrebbe essere per un uomo, il suo alter ego


martedì 10 settembre 2013

A sud del sud

Qualche tempo fa avevo affermato con convinzione di voler scrivere d’ora in poi solo di ciò che, immodestamente, ritenevo conoscere bene: mi ero riproposto insomma di centrare cuore e intelletto sulla mia terra, la Sicilia. Avevo alle spalle un esercito di convinzioni ( non solo mie) radicate nella cultura di questa nazione e fuori di essa che indicavano come l’Isola fosse un luogo privilegiato per tutto quello che riguardava arte e spiritualità umana. L’esperienza di Blog di questi ultimi anni mi ha fatto duramente scontrare con una realtà ben diversa: avevo da sempre sentito alcune forti remore a considerare i siciliani e la loro terra come parte integrante a buon diritto del corpo sano di questa nazione.
Erano miasmi più o meno forti che a seconda dei casi si rendevano evidenti in certi contesti politico-sociali. Poi si diradavano e sembrava che il concetto più alto e nobile di un Italia e di un Sud eguali nelle prospettive civiche e intellettuali avesse il sopravvento. Mi sbagliavo! Anzi continuo a sbagliarmi: la gran parte degli Italiani che vivono sopra la linea gotica continua ad immaginare e pensare ad una Sicilia inutile, arcaica, sottosviluppata in tutti i sensi, una sorta di palla al piede senza speranza. In genere non manifesto mai un orgoglio smaccato per il mio essere siciliano: lo considero un atteggiamento provinciale e ridicolo.
Ho sempre creduto che tra persone di un certo livello le istanze di uguaglianza e di “primi inter pares” non dovessero neanche essere accennate. Anche in questo evidentemente mi sbagliavo e sinceramente, al punto in cui sono, non mi interessa più nemmeno analizzare i motivi di questo imbarazzante dato di fatto: la Sicilia è fuori da tutto ciò che è Europa, progresso sociale ed economico, essa è esattamente al punto zero del 1860. Ferma ad un disperato bisogno di strutture, denaro e prospettive lavorative: un carro fatiscente e grottesco trainato da un nord sempre più stanco di averci a che fare.
Basterebbe pensare ai mesi da poco trascorsi che ci dividono da quell’anno in cui tutti avremmo dovuto guardarci in faccia a centocinquantanni dall’unità nazionale. Tutti ipocriti nelle alte sfere, tutti fondamentalmente assenti ai piani più bassi della Repubblica; di fatto tutti praticamente assenti da un concetto di unità più ampio e storicamente dignitoso, tutti rivolti verso il proprio microambiente sociale, culturale ed economico al di fuori del quale sembra impossibile provare battiti di sincera condivisione. Proverò a raccontarvi di tanto in tanto perchè ho deciso se non di ribaltare ( ce ne sarebbero le premesse) almeno di affermare con acceso e aggressivo orgoglio perchè mi sento onorato e fortunato ad esser nato al di là dello Stretto. A SUD DEL SUD

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Ciao Gina mia