A GINA, quello che ogni donna dovrebbe essere per un uomo, il suo alter ego


giovedì 12 settembre 2013

Un senso di passata grandezza

Ricomincio da Sciascia che è sempre un bel partire e dico della sicilianità ma è un dire a voi per parlare anche di “altre isole” -
"Indubbiamente gli abitanti dell’isola di Sicilia cominciano a comportarsi da siciliani dopo la conquista araba, come d’altra parte fanno gli abitanti della Spagna" Dovremmo quindi pensare che l’acquisizione di una individualità culturale e etnica dipenda dal contatto più o meno violento con altre individualità? Forse sì, io per esempio sto diventando tanto più terrone quanto più il nord mi scassa la minchia con discorsi di un certo tipo. E’ un fatto. A proposito di ciò esiste un qualche maledetto motivo per cui i siciliani invece di implorare un minimo di accettazione dovrebbero sentirsi orgogliosi di essere tali? 
Mah, potrei dire che siamo, masculi e fimmini, i megghiu du munnu… belli, passionali, simpatici, intuitivi, creativi, basta guardare i blog, fra i blogger le ragazze meridionali sono un altro pianeta concedetemelo, in più siamo seri, riflessivi, intellettualmente superiori e naturalmente portati all’introspezione lucida e terribile. Siamo anche galanti, premurosi e naturalmente eleganti, chiunque entra in contatto con noi ne resta ammaliato e infatti non se ne vuole andare più ( storia docet). Non vi ho convinto? Vi state alzando e state uscendo dicendo a gran voce questo è un pirla?
Allora ci provo in modo più paludato e tiro fuori Vittorio Emanuele Orlando, professore di diritto costituzionale e uomo di stato ( 1860-1953) che purtroppo è terrone pure lui. "Come disconoscere che la Palermo di Edrisi e Federigo lo svevo sia stata l’Atene dei secoli XII e XIII e il regno di Ruggero il Grande il più possente, fiorente e civile Stato del mondo di quei tempi? E anche a parte queste affermazioni di primato, in quei secoli non fu forse la Sicilia un nodo centrale in cui si incontrarono, si urtarono, si elisero e si ricomposero le forze dominatrici del tempo: il papato e l’impero, la civiltà cristiana e l’islamitica, lo spirito latino e quello germanico, l’ideale comune e quello di stato?"
Ditemi se non sembra perfettamente calzante a quello che sta avvenenendo in questi mesi, se non è perfettamente attinente al senso profondo dei barconi che arrivano o affondano davanti a Lampedusa. Ditemi, se ne avete il coraggio, che sono cose di altri tempi e che sono solo problemi dei siciliani perchè altrove hanno altro cui pensare. Ma proseguiamo. E’ così che anche il più ignorante dei siciliani, quello che della storia nulla sa, avverte confusamente di essere nato in un luogo che fu, per un certo tempo, il centro del mondo anche senza soli delle Alpi o Giussani da Pontida.
La storia fa giri strani, non ha logiche sempre prevedibili e condiziona incredibilmente più l’ignorante che il professore universitario: arriva addosso all’ignorante con l’aria e i profumi assieme a tutti i vizi e le virtù e egli la respira senza averne la possibilità e la cultura per poterci ragionare sopra….e a volte senza potersene difendere. Si chiama sentimento di una grandezza passata e non dà diritto a nulla ovviamente e altrettanto ovviamente non autorizza nessuno ad assumere arie da sufficienza e a sostenere superiorità che non hanno alcuna cittadinanza e nessuna radice. Semmai il contrario. La storia insegna che l’immutabilità perenne non esiste, tutti noi attraversiamo assieme ad essa epoche che possono incidere più di altre sul nostro popolo. E ciò che sta accadendo ora. Non esiste fatto più fisiologico dell’attaccamento alla propria terra: non per un malinteso senso di rivalsa e nemmeno per una sciocca e comoda consuetudine. L’amore (che di questo si tratta) per il luogo natio non va verso il fuori da noi, è amor proprio. Io credo che ognuno è la propria terra quindi non c’è alcun merito ad amarla. E’ un destino crudele a volte, una condanna che ti richiama al senso profondo delle cose e delle tradizioni, ogni volta che provi ad esibirti in disinvolti balletti a metà strada fra la stupidità e il bisogno forte di essere accettato da altre culture e altre tradizioni.
Questo è il motivo per cui uno come me la Sicilia se l’è sempre portata appresso ovunque sia vissuto. Ho trascorso una gran parte della mia vita oltre lo stretto, in province molto lontane da qui, in città eleganti e pulitissime, con cieli e profumi diversi per l’aria. Non è facile vivere in una città o in una regione portandone un’altra sempre viva nella pancia. Milano, Torino…Roma, chi potrebbe negare la bellezza e la pregnanza storica e culturale di luoghi simili ma io mi sono certe volte trovato a pensare al pane e panelle in c.so Buenos Aires a Milano, o ai cannoli freschi di Palermo mentre camminavo sotto i portici di Torino o Bologna. Credo che si tratti di lucida follia ma le cassate fatte legeartis, la pasta reale, le iris calde, i gelati, signori miei, di pistacchio, di scorzonera o cannella, le granite di Catania, quelle ai gelsi neri con la brioche calda a panino…sono un richiamo carnale irresistibile. Io ai disperati che arrivano dal mare sulle coste siciliane darei un abbraccio e un gelato siciliano. Direbbe di noi molte più cose di quelle che si sentono in Parlamento. Siamo bastardi: tutti i popoli sono bastardi. Vengono da altri popoli e ne sono la fusione magari antichissima. I siciliani non potrebbero fare eccezione come non la fanno gli americani, i tedeschi, i sovietici, gli africani …e I FRANCESI! Bastardi tutti perchè i popoli cambiano a seconda di come la storia muove i loro destini ( o viceversa) e di come essa li colloca dentro le vicende di altri popoli. Qualcuno dovrebbe dirlo ai leader leghisti ed europei, qualcuno dovrebbe ricordare a loro il concetto di Eistein: le razze come categorie geneticamente diverse non esistono, c’è un unica razza quella UMANA. E’ un concetto di una grande banalità e mi sento un po’ minchione a scriverlo stamattina, tuttavia oggi è necessario, vergognosamente necessario. La razza umana si colloca in luoghi diversi e vive storie diverse, certe volte queste storie son più importanti e producono effetti più grandi e noi, che dobbiamo mettere un cartellino col prezzo a qualunque cosa, le definiamo EPOCALI.
Io la mia storia l’ho vissuta da siciliano che si sente italiano ( non riesco a dirla meglio), è questa coscienza insulare a permettere a quelli nati in Sicilia di sentirsi naturalmente italiani: non capisco perchè per gli altri italiani debba essere così difficile percorrere questa strada. Certo è un percorso che inficia molti interessi e privilegi, che necessita di apertura mentale e coraggio, non è una strada comoda sempre. Ma è l’unica.

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Ciao Gina mia