Chissà perchè scrivere del sottilissimo e del privato “niente” dà maggiori soddisfazioni che argomentare di altre e più concrete cose. Per me non cambia poi molto, so perfettamente che questa è solo una pausa breve e che tra poco arriveranno gli sciacalli a banchettare con questo Enzo “così vero ed elegante”.
Quasi che l’altro che grida senza timore la propria rabbia sia solo il parente povero, quello che si lascia in cucina per non farci sfigurare con gli altri invitati. Scrivere, già scrivere… una specie di modo connaturato da sempre in me. Bambino e poi, via via, adolescente e giovane inquieto e distratto da troppe cose.
Scrivere.
Per confrontarsi con se stessi, per piacere o per ripercorrere emozioni passate troppo velocemente.
Scrivere per scrivere? No, quello mai.
Scrivere semmai per RICORDARSI DI VIVERE, scrivere nella speranza che l’idea, il senso si fermino anche solo per un attimo e si lascino accarezzare. Ero così felice di scrivere in rete, adesso è rimasta solo un’eco sbiadita e imbruttita di quella leggera felicità. Sui blog si scrive? Apparentemente sì. Si discute? Ho seri dubbi al proposito, direi piuttosto che più spesso sui blog ci si prepara ad andare in scena sperando di aver fatto una buona opera di proselitismo.
Scrivere mi affascinava, mi affascina, mi riesce di una facilità sorprendente: devo ringraziare la dolcissima professoressa che era mia madre se non ho mai sconfinato nella piaggeria fine a se stessa. Mi è venuta voglia di sfogliare l’album e di sorridere nascostamente a tutte queste parole messe ordinatamente in fila l’una appresso all’altra.

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Ciao Gina mia