La vera ragione dello scrivere in modo tanto “localistico” di fatti generalizzati nasce dalla arrogante convinzione che dentro quest’isola vi sia, non meno di altri luoghi, la ragione e la forza di un’energia non solo italiana ma europea tout court.
Non perché ebbero a dirlo persone del calibro di Goethe ma perché la letteratura e l’arte europea, in alcuni snodi fondamentali, sono state siciliane.
Il metafisico poi e la particolare fusione di umori generati da una posizione e una storia al centro di un mare come il Mediterraneo sono solo un plusvalore che ciascuno può gestire come vuole; la poesia e l’assoluto che ne discendono non sono certo programmabili, sono, punto e basta.
L’ho detto, in privato e lo ripeto qui: per un siciliano è facilissimo isolarsi e volgere lo sguardo alle infinite fascinazioni che può scorgere verso il mare.
Solo una voluta e consapevole idea di Stato comune può mutare questo habitus mentale e spostare il baricentro verso il nord, oltre lo stretto.
Fuori dai denti, io ritengo che l’italia del Nord dovrebbe ritenersi onorata di avere compreso nel suo territorio la Sicilia: solo una visione piccola e mediocre, culturalmente micragnosa, può guidare un atteggiamento tanto sdegnoso e superficiale verso la terra su cui sbarcò Giuseppe Garibaldi.
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Ciao Gina mia